mercoledì 15 febbraio 2017

Trasparenza e seduzione di una sabbia silicea.



1726 è un numero non particolarmente evocativo. Espresso in gradi Celsius, però, rappresenta la temperatura di fusione, indicativa, di uno dei componenti più abbondanti sul nostro pianeta: la Silice. 
Questa sostanza, come sinteticamente viene chiamato il biossido di silicio (SiO2), a guardar bene pare si trovi ovunque: abrasivo nei dentifrici, semiconduttore in elettronica, isolante ceramico nello Shuttle, inerte per la dinamite, refrattario nei forni, separatore nella cromatografia, miglioratore della tenuta sul bagnato negli pneumatici e molto altro.
Di Silice è composta buona parte delle rocce terrestri, lo scheletro delle spugne e delle diatomee, come pure l’impalcatura di molti cereali e della canna da zucchero.
Ne esistono una quindicina di forme come solido cristallino, la più nota è il quarzo, ma si può presentare in stato fibroso, come nell’amianto, in stato di gel o colloidale. Il suo reticolo tetraedrico, rappresentato sotto in una delle numerose immagini presenti su web, resta uno degli incubi di varie generazioni di geologi alle prese con la chimica, la mineralogia e la petrografia.

tetraedro di  Silice
Al di là dei freddi campi delle scienze e della tecnologia, la Silice esprime uno dei suoi volti più romantici nella trasparenza seduttiva di uno degli oggetti fondamentali della cucina planetaria: il vetro.
Da semplice utensile ad oggetto di culto, il vetro rappresenta da sempre uno dei materiali fondamentali nel campo della cottura e della conservazione dei cibi, per la sua durabilità, resistenza al calore, versatilità nelle forme, recuperabilità e per le sue caratteristiche inerti, tali cioè da non alterare, quanto meno sotto l’aspetto organolettico, le sostanze alimentari.
Il “vetro silice” nasce nel momento in cui le sabbie silicee arrivano alla temperatura di fusione, dando luogo ad un solido amorfo molto viscoso, della consistenza del miele liquido. Per abbassare la temperatura di lavorazione, comunque elevatissima, si introducono componenti che ne modificano il reticolo, come il sodio, il potassio, il piombo, che vengono definiti “fondenti”. Altre sostanze vengono aggiunte per aumentare resistenza, durabilità e lavorabilità.
E’ più difficile definire un vetro dal punto di vista scientifico che merceologico, in quanto le sue proprietà sono state più volte modificate e migliorate per le applicazioni più disparate.
In natura si forma per raffreddamento rapido dei magmi ricchi in silice, dando origine alle ossidiane, o vetri vulcanici, come quello della foto sottostante (fonte Wikipedia).

ossidiana
Tra i vetri industriali, una delle classificazioni più elementari fa distinguere il VETRO COMUNE, trasparente e usato per finestre, specchi o bottiglie, eventualmente colorato con ossidi di ferro o altre sostanze, Il VETRO NEUTRO,  impiegato nell’industria farmaceutica, il VETRO ATERMICO O PYREX resistente al calore, il VETRO OTTICO, con totale assenza di difetti, usato per lenti, il VETRO FOTOCROMATICO con sali d’argento che lo rendono scuro se colpito da luce di forte intensità,  il VETRO TEMPRATO che ha grande resistenza e durezza date dal rapido raffreddamento (tempra) e lo SPECCHIO, con ricoprimento di strati metallici poi protetti con vernici.
Nell’immaginario comune tuttavia, la purezza di un vetro è racchiusa in un solo termine, il CRISTALLO. 


Cristallo è l’eleganza di un calice colmato  vino di bianco o di rosso, dalle curve pronunciate e dalle forme suadenti.
Cristallo è, per certi versi, l’unico destino possibile di alcuni di quei vini che, per caratteristiche uniche, risultano quasi non abbinabili ai cibi.
Cristallo è brillantezza, trasparenza e sonorità metallica.


Ma cos’è che rende il vetro un “cristallo”? 
Fondamentalmente l’utilizzo, oltre alle sabbie silicee, degli ossidi di piombo.  I Vetri al piombo (come dovrebbero essere correttamente denominati i cristalli) sono caratterizzati da estrema brillantezza, elevato indice di rifrazione per la luce, bassa temperatura di rammollimento, lavorabilità alle mole (effetto swarowski, intaglio e incisione). 
Vengono suddivisi in Cristalli pesanti, dove l’ossido di piombo è maggiore del 30%, in Mezzi cristalli, con quantità inferiori di ossidi e l’aggiunta di bario e zinco, e in Cristalli di Boemia, sodico-calcio-potassici, privi di impurità e con buona brillantezza.
E quale modo migliore per godere di queste meraviglie, se non quello di attraversare il Tirolo austriaco fino a raggiungere la bellissima Kufstein, solcata dal fiume Inn e dominata dalla splendida ed imponente fortezza medievale?


Questa cittadina ospita, quasi a ridosso del centro cittadino, uno dei templi riconosciuti della cristalleria planetaria, la  Riedel.
Visitare questo luogo è, innanzi tutto, una esperienza sensoriale, che si affronta con un cammino guidato ed interattivo, attraverso il quale viene ripercorso l’universo del bicchiere, la sua importanza determinante nella degustazione e la storia del marchio, indiscusso leader mondiale del settore.

Il giardino della  Riedel
Il centro della fabbrica è nelle aree di produzione, una vera e propria “fucina degli dei” efficiente anche nei giorni festivi, nella manifattura di quelli che diverranno oggetti tra i più preziosi nelle tavole di tutto il mondo.
Una passerella sospesa permette al visitatore di osservare, dall’alto, i momenti della realizzazione, dalla fusione alla soffiatura a mano, in particolare dei bicchieri di tutte le fogge e dimensioni.

fabbrica
Cristalli che nascono da fusione di una sabbia silicea derivante dallo smantellamento e dalla erosione di chissà quale rilievo, originatosi nel passato geologico, che prende nuove forme plasmate dalla capacità degli abilissimi maestri vetrai, che si alternano senza soluzione di continuità nelle loro postazioni di lavoro.
Il percorso si chiude nello stupefacente negozio aperto al pubblico, con adiacente Outlet che, visti i prezzi di vendita ordinari, consente comunque di portare a casa deliziosi souvenir.  

Il negozio
Tutto l’impianto è comunque godibile per una visita accurata, che può occupare una buona mattinata all’interno del proprio percorso vacanziero, su una delle strade più spettacolari della regione alpina che porta, oltre il confine, fino a Monaco di Baviera. Buona visita !

biliardino

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